Il progetto Easypop combina studi accademici e talento naturale autodidatta. Coglie il meglio di più percorsi distinti da far confluire in una personalissima visione-sintesi che contamina il mecha nipponico con l'arte classica, la greco romana col Barocco, la politica con la sociologia e l'attualità; la pop art col concettuale. Insomma da Jeeg Robot a Donald Trump. Un percorso tematico che parte dalla serie Heroes, che include il ritratto del pistolero-bandito Jigen, l'Actarus, romantico pilota di Goldrake, le eroine Oscar e Renzi, l'uomo Tigre, Capitan Harlock, emblematici del pensiero Easypop.
L'icona è "graffiata" come è proprio del linguaggio "street", così come la stessa compresenza di immagine e lettere suggeriscono la Pop art degli anni 60/70 – si pensi a Schifano e Lichtenstein -.
In termini generazionali, il riferimento non può che essere di derivazione nipponica, scuola che ha condizionato l'immaginario giovanile degli ultimi 40 anni. Ecco allora, che il tratto è frammentato, come lo è la memoria. La scritta Heroes è parzialmente cancellata.
E sorgono quesiti: l'età adulta non crede più negli eroi? O nell'immaginazione? La proposta prosegue nell' iconoclastico "Più arte meno… cacao…".
Da un lato il rigore stilistico che molto si avvicina all'iperrealismo, dall'altra, giocando sulle assonanze, è un invito discreto ma non troppo a tornare a concepire l'arte sul piano del gesto. Perché se è vero che come diceva Manzoni, quella contemporanea è tutta…"m" … non per questo la "m" diventa arte.
Di contro, è necessario focalizzare l'intenzione dell'artista. La merda di artista in nessun modo è assimilabile al processo "meccanico", che è proprio della creazione artistica, e tuttavia Easypop ci dice che il colpo d'ala e nell'averci pensato.
Manzoni lo ha fatto, gli altri no.
La provocazione per tanto è duplice: da un lato si pone un cubitale punto interrogativo sullo slancio dialettico del Manzoni, come dire: fino a che punto sia tale e dove cominci la furberia? Dall'altro, si punta l'indice verso la tendenza vistosa e generalizzata della società orizzontale, nella quale si è tutti contemporaneamente spettatori, artisti e critici perciò tutti protagonisti.
Da quest'assunto deriva il "lo so fare anch'io", che si declina nell'implicita richiesta di tornare - in un gioco di rimandi di messaggi pubblicitari - a fare le cose per bene contenuta nel titolo "Più arte meno..cacao".
Il caos che si trasforma in ordine può essere in estrema sintesi l'idea di fondo del Progetto. Un universo comune in cui convivono la fenomenologia di Putin, mai così "iconico" e Mazinga e con esso, Venus – il robot- donna fidanzata; la super allegorica Merkel e Braccio di ferro, il Manzoni – sempre il pittore, non il poeta – e l'ovetto Kinder, che restituisce l'estetica del consumo che è cifra della pop art.
Spaziando tra Rinascimento, Dada e concettuale, travalica steccati e codici piegati senza riguardi alle "necessità" dell'Opera stessa, il progetto Easypop, si propone in ultima analisi come "medium" tra comunicazione, tendenze, estetica e dialettica.
L'intera vision dell'artista si delinea nella voluminosa estetica della contaminazione, e qui si coglie quanto il progetto Easypop abbia fatto sue le istanze "meticce" del suo tempo. Opere che rubano l'occhio: Amore e Psiche, la Venere di Milo, Il ratto delle Sabine ci restituiscono Jeeg, Mazinga, Goldrake, Venus ma pure il Barocco e a ritroso, il Partenone.
Easypop, insomma, crea un filo rosso tra classico e sottocultura. In una relazione d'interscambio, l'una alimenta l'altra e il classico diventa attuale e viceversa. Monumentali e potenti i robot, concepiti come guerrieri in armatura, e seducenti le donne, che seppure in vesti metalliche conservano tutta la carnale femminilità, coniugando il plasticismo con l'action.
Go Nagai, che per la sua poetica attinse come una fonte inesauribile alle suggestioni mitiche greco-romane (il Minotauro, Venus, Afrodite, General Juli Caesar, Micene) incontra Canova e abbiamo Easypop.
La sua è una ricerca dialettica che trasfigura il tempo, i suoi protagonisti e miti. Autentici, indotti, fittizi e immaginari. Progetto Easypop è un'utopia seria ma non seriosa. Deflagrante ma colma di superba tecnica e energizzante carica suggestiva.