Dicono di EasyPop

Easypop - Il ritorno degli eroi

"Il Ritorno degli Eroi".

Titolo di sicuro effetto che fa riferimento a una duplice considerazione in merito all'arte dell'eclettico e innovativo Easypop, in relazione alla forma e al contenuto che questo immette nella propria produzione. Da un lato, vi è infatti la considerazione che viene data - semmai ce ne fosse ancora bisogno - a quei personaggi che ormai fanno parte della cultura di massa dei nostri giorni, assolutamente globalizzata e in grado di interpretare passioni e desideri non meno che virtù e vizi dell'intera società di cui è riflesso: personaggi derivati da un immaginario collettivo multi-mediatico che, per chi scrive come per molti altri, proviene a grandi linee ma direttamente dalla propria infanzia. Dall'altro, invece, il titolo si riferisce a un'operazione semantica ben definita per la quale, ai soggetti appena descritti, Easypop assegna il compito di interpretare grandi opere del passato, celebri per la loro natura e per i loro autori, siano queste mainstream o assolutamente di nicchia, con lo scopo di recuperare al contemporaneo lo studio e dunque la conoscenza di un'arte piena per la quale il concetto di utile e di esteticamente valido andavano a braccetto.

Dopo queste premesse - e con la speranza di non ripetere tali concetti strada facendo se non nella volontà di approfondirli - procediamo.

Esiste in verità un rapporto intimo tra la produzione scultorea, pittorica e grafica di Easypop e il nostro tempo: e tale rapporto si gioca tutto sulla rispettiva influenza che uno ha inevitabilmente esercitato sull'altra e che definisce la scelta soggettuale dell'artista come unica possibile, alla luce della propria esperienza di vita e in quanto diretta conseguenza del periodo storico che l'ha generata.

Di fatto, la nostra è un'epoca senza dei o divinità riconoscibili. Se ci sono, sono figli e figlie della fugacità e dell'effimero mentre sopravvivono, come farfalle, giusto il tempo di una breve seppur intensa stagione. In ogni caso, le idee di mito, di eroe e di grandi gesta - così come sono state sempre a noi tramandate dalla letteratura classica - occupano un posto speciale nel nostro quotidiano, affascinando comunque per il loro potere narrativo che, al pari di altro, risulta spesso vincente. Lo sviluppo in tal senso di un carattere sempre più legato all'intrattenimento ne è un chiaro esempio, tanto influente da ricomporre attorno a sé un pantheon di personaggi vario ed eventuale degno di rivaleggiare proprio con il passato - ma senza la necessità di sentirlo portatore di un messaggio particolare o di verità assolute.

Comunque coinvolgente, in grado di scaldare gli animi e di registrare un continuo aumento nel suo gradiente intellettuale, proprio l'universo dell'intrattenimento mediatico (fumetti e animazione, cinema e piccolo schermo, panorama video-ludico e dell'illustrazione di grande firma) ha così potuto salire alla ribalta delle gerarchie consensuali, definendo un'etica generalizzata e globalizzata che, di fatto, si è voluto sostituire a quella che mitologia ed epica veicolano: in questi nuovi dei, semidei ed eroi - frutto della fantasia non meno che quelli classici e, come quelli, riflesso di un essere umano alle prese con le proprie necessità e la propria natura, conteso tra la cosa giusta da fare per se stesso e quella da fare per gli altri - la società contemporanea vi ha perciò ritrovato non solo passioni e pulsioni, ambizioni e desideri, valori e sentimenti troppo labili per essere in linea con la nostra rutilante routine ma li ha addirittura rivestiti di un'importanza reale e fisica, tesa all'immedesimazione estrema, come conseguenza di una graduale ma ineluttabile apatia emotiva alla quale si è cercato così di porre rimedio.

Vi è poi una connotazione culturale a cui non ci si può sottrarre e che invade tanto la sfera personale dell'artista quanto quella di chi osserva la sua produzione: la persistenza del messaggio mediatico di quella cultura di massa che, proprio dalla fine della seconda guerra mondiale, invade il mondo intero con alterne ma decise fortune, trovando poi terreno fertile nella società dei consumi (tra la fine degli anni sessanta e per un buon ventennio) e plasmando la stessa società che aveva sentito l'esigenza di crearla. Considerato come il vero e proprio "secolo d'oro" della "diffusione", quella rivoluzione globale che tanto noi oggi sbandieriamo fu tanto più potente all'epoca in virtù dei limitati mezzi di comunicazione al suo servizio: ciò nonostante, questa è riuscita a marchiare a fuoco più di una generazione mediante personaggi, storie, saghe assolutamente iconiche, a tal punto innovative che, cariche di pathos e di epos, prosperano ancora oggi.

Quindi non si tratta solo di una conseguenza antropologica legata alla ciclicità delle "cose" dell'uomo in risposta a una mancanza emotiva per altro già registrata ma anche di una vera e propria necessità culturale che ha violentemente riconosciuto se stessa solo attraverso i propri prodotti.

Easypop si colloca quindi alla perfezione in quest'ambito narrativo avendo compreso il potere drammatico dei personaggi in oggetti e il loro appeal divulgativo; mentre, come è ovvio, non ha potuto far altro che assecondare il metalinguaggio che a loro appartiene come conseguenza logica del suo tempo.

Il legame emotivo suscitato dall'utilizzo di soggetti riconosciuti e riconoscibili è assai complesso, empatico e simpatico a seconda di chi vi si pone in essere: sarà dunque nostalgico per coloro i quali avranno partecipato "in prima persona" all'avvento mediatico di questa nuova mitologia, recuperando dal dato mnemonico la propria e più sincera dignità individuale; e sarà di tipo conoscitivo per chi invece, complice anche l'età anagrafica, non avrà fatto parte di quelle prime schiere di utenti ma, in ogni caso, nuovamente sarà predisposto a subire l'influenza di un potere attrattivo oggi quanto mai evidente e amplificato, potere che ha trovato nel progresso tecnologico un valido e consistente sostegno alla propria immaginazione.

L'operazione che Easypop mette in atto è però ancor più complessa e si concentra sul recupero di questi soggetti particolarmente cari alla cultura di massa riconfigurandoli all'interno di un'architettura scultorea e pittorica che prende a sua volta le mosse dalla grande storia dell'arte - "grande" intesa come "capace" - nella certezza che tale operazione porti con sé una conoscenza diretta più completa del passato in quanto veicolo di valori etici, morali, emotivi, psicologici (ma anche intellettuali, concettuali e, non ultimi, realizzativi) non sempre percepibili a un primo sguardo e di cui l'arte in generale si rende promotrice.

Il connubio fondamentale tra i vari ordini di lettura è infatti generato dalla particolare formula narrativa che Easypop è in grado di imporre alla sua produzione: ai suoi "figuranti" l'autore sceglie di consegnare l'onore e l'onere di rappresentare proprio questo nobile passato mediante la sua re-interpretazione. All'impegno "teatrale" al quale sono chiamati i suoi protagonisti, questi aggiungono, conservano o assegnano quelle qualità individuali che invece la loro indole letteraria e narrativa porta in dote, garantendo una caratterizzazione dell'opera sempre più profonda e in grado di spostare l'attenzione tra il piano di chi osserva (riconoscimento, ricordo e/o scoperta) a quello del personaggio teatrante (canone) a quello a cui viene assegnato nella nuova rappresentazione (storia o mitologia). Ecco perciò che il principe Actarus (Duke Fleed) della saga di Goldrake (Goldorak per i Francesi, ai quali dobbiamo il nome con cui lo conosciamo ma Grendizer per chi gli aveva dato i natali) diviene il "Gladiatore Morente" di Pierre Julien (1779), immortalato nel marmo nell'istante successivo al colpo mortale ricevuto in petto; oppure il filantropo e multi-bilionario Tony Stark/Ironman si tramuta nel "Galata Morente", nella sua copia di epoca romana dell'originale greco a opera dello scultore Epigono. Potremmo continuare all'infinito.

L'elemento vincente dunque non è solo il gioco del riconoscimento del personaggio in veste di attore o dell'opera "altra" rappresentata ma tutto ricade all'interno del messaggio trasversale proposto, messaggio ai limiti dell'apologia crossover che alimenta il movimento interno dell'opera, garantendone, pertanto, la serrata sopravvivenza: del resto, come insegna proprio la cultura di massa, è solo la misurazione della curva di interesse di un dato prodotto a ratificarne il successo o l'oblio. E questo Easypop lo sa bene.

Per dovere di cronaca, si deve registrare che la sua non sia la sola produzione artistica che, nel panorama contemporaneo per lo meno nazionale, si sia cimentata in un'operazione di tal genere: alcuni suoi celebri colleghi - che per comodità limitiamo ai due più rinomati in tal senso assieme al nostro autore e cioè Fabrizio Spadini e Giuseppe Veneziano - utilizzano l'idea dell'omaggio storico-artistico mediante i medesimi personaggi per ricreare la loro singola e individuale visione dell'arte contemporanea. Ma sebbene tutti e tre rifuggano, attraverso questo stratagemma, la ricerca di una banale operazione di marketing a buon mercato, per Spadini la grandiosità delle idee primigenie che va a reinterpretare valgono il prezzo del biglietto, per cui queste si mostrano assolutamente valide nonostante il cambio degli interpreti; mentre per Veneziano è invece la ricerca dello shock emotivo secondo dinamiche ora visceralmente pop ora sottilmente performative a fare la parte del leone.

Per il nostro Easypop invece ha valore il rapporto intimo in cui conchiude i suoi protagonisti, ora al cospetto con un ruolo non loro: fondamentale diviene quindi la volontà di caricare i suoi soggetti delle loro debolezze e delle loro virtù - del tutto frutto di fantasia in relazione a un dato e ben definito fenomeno letterario - mentre, in contemporanea, interpretano invece un ruolo che presuppone canoni, movenze e identità totalmente diverse da quelle dettate dal loro canone; e che sono, per chi le osserva, tanto più reali in quanto parte fisica della storia.

Ecco allora che la complessità del personaggio ne viene arricchita e, di conseguenza, l'aderenza alla complessità dell'essere umano travolto dalle vicissitudini della vita si fa più evidente e amplificata, ingenerando il fenomeno del transfert emotivo e dell'emulazione che così tanto peso ha proprio nella nostra società.

Francesco Mutti 

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